Chiesa Parrocchiale di S. Martino

Chiesa Parrocchiale di S. Martino

E' la chiesa parrocchiale di Capergnanica, la cui costruzione, verosimilmente può essere fatta risalire (seppur con strutture minori) al 1400: manca in proposito una documentazione attendibile. Risulta per certo che essa venne ampliata, una prima volta, a partire dal 1712 a seguito di uno specifico decreto emesso dal Vescovo Griffoni Sant’Angelo, in visita pastorale.

Comunque la trasformazione radicale dell’originario impianto costruttivo la si ebbe a partire dal 1952 (inizio lavori: 16 Marzo 1952) per iniziativa del parroco don Antonio de Maestri, su progetto dell’ingegner Michele Gelera.

Si trattò non solo di un ampliamento ma di una rivoluzionaria trasformazione della stessa pianta con lo scambio di collocazione fra l’antica facciata ed il precedente coro, con la realizzazione di un nuovo ingresso (l’attuale) e l’abbassamento del vecchio pavimento. Ed ancora: lo spostamento degli altari laterali dedicati alla Madonna e a San Martino, il rifacimento in pregiato marmo di quelli dedicati a San Giuseppe. Anche la sacrestia venne adeguatamente sistemata su due piani per una miglior funzionalità.

Mentre proseguivano i lavori, cresceva la curiosità e l’interesse della gente, alla cui generosità il parroco aveva fatto proficuamente ricorso.

L’11 Novembre del 1953 (giorno del patrono San Martino)  giunse in paese il vescovo monsignor Giuseppe Piazzi che durante il suo breve episcopato ebbe ad incoraggiare il parroco perché proseguisse nei lavori e volle essere lui stesso, oramai vescovo di Bergamo, a benedire la nuova chiesa.

L’inaugurazione ufficiale ebbe luogo nelle giornate del 17,18,19 Novembre in concomitanza con i festeggiamenti per il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale del parroco.

All’interno della chiesa trovasi un affresco del pittore Gian Giacomo Barbelli, raffigurante il patrono San Martino, alcuni affreschi del Picenardi di cui si ammira anche una buona tela, pur se l’attribuzione a questo pittore cremasco viene messa in dubbio da numerosi studiosi.

Citiamo, fra questi dubbiosi, studiosi come Cesare Alpini e monsignor Gabriele Lucchi ed in particolare  la professoressa Licia Carubelli, nota esperta d’arte, che al Picenardi ha dedicato approfonditi studi. Nel suo ponderoso volume dedicato proprio alla vita ed alle opere del grande pittore cremasco (nato in Crema, parrocchia di San Giacomo, morto a Bergamo il 30 Maggio 1809) ha scritto quanto segue a proposito di questa tela : “  Alcuni elementi tecnici-compositivi rivelano tangenze con il linguaggio del Picenardi, ma sono troppo esigui attualmente perché si possa accettare l’autografia di tutto il dipinto, per cui sarebbe necessario un intervento di pulitura che potrebbe rivelare l’originale qualità della stesura pittorica “.

Completano il significativo patrimonio artistico della chiesa alcuni medaglioni decorativi del pittore cremasco Angelo Bacchetta.

La facciata primitiva, quella che volgeva verso il cimitero, era caratterizzata da originali decorazioni in stucco.

Le cronache locali- ma anche nazionali – nel 1960 si occuparono della chiesa parrocchiale di Capergnanica per una serie di festeggiamenti- durarono dal 4 al 12 Settembre – in onore della reliquia della Santa Croce, festeggiamenti che in passato erano sempre stati ignorati fuori dai confini parrocchiali.

A queste celebrazioni del Settembre 1960 intervennero, fra gli altri, il cardinale Tardini, allora sostituto alla segreteria di Stato del Vaticano, monsignor Tarcisio Benedetti, storico vescovo di Lodi, autorevolissimo esponente della chiesa lombarda, monsignor Francesco Marchesani, vescovo di Chiavari, originario di Scannabue, ed ovviamente il vescovo di Crema monsignor Placido Maria Cambiaghi.

Singolare – ed in parte misteriosa – è la vicenda della presenza di una reliquia della Santa Croce a Capergnanica.

Le cronache – raccolte anche da monsignor  Zavaglio nel suo volume “Terre Nostre “ – raccontano che sul finire del XVII secolo, il parroco di Capergnanica, don Paolo Cazzulli, di ritorno da Roma portò con sé, senza rivelare ad alcuno la provenienza, una porzione piuttosto grande del legno della Santa Croce, che subito venne venerata come “reliquia insigne e rara “.

Scrive monsignor Zavaglio : “non sappiamo come (il sacerdote Cazzulli, nda) l’abbia ottenuta ma ciò avvenne col patto di fare ogni 14 anni una straordinaria solennità in suo onore il 14 Settembre. E affinché la preziosa reliquia fosse al riparo da ogni pericolo, fu riposta in una specie di cassaforte ricavata nel punto più alto del muro absidale, che doveva essere raggiunto nell’occasione della festività con una scala costruita appositamente...“.

In tempi recenti si convenne di celebrare la festività dedicata a questa reliquia non più ogni 14 anni ma ogni 25 anni. L’ultima celebrazione della sacra reliquia risale al 1985, come si evince dal bollettino parrocchiale di quell’anno.