Le prime notizie storiche certe attorno a questa chiesa risalgono al 1583, allorché il vescovo di Bergamo, Gerolamo Regazzoni, visitatore apostolico in terra cremasca, fece redarre dal notaio bergamasco Nicola Colleoni un atto apostolico con cui si concedeva agli abitanti di Passarera Longa che la loro chiesa venisse eretta in parrocchia autonoma.
Il visitatore apostolico subordinò la concessione ad alcune clausole: gli abitanti stessi di Passarera dovevano provvedere ad ampliare (allungare) ed abbellire la chiesa e mettere a disposizione del parroco la casa adiacente. Inoltre monsignor Regazzoni faceva obbligo all’abate ed ai monaci cistercensi dell’Abbadia di San Bernardo di Casaletto Ceredano di versare lire 150 una tantum come concorso nelle spese di sistemazione.
Dunque: una piccola chiesa pre-esisteva ma non è stato possibile identificare la data di sua erezione. Secondo il ricercatore L. Ghilardi (“ Chiesa di Passarera e le sue opere d’arte “, Cremona, 1933) “ questa chiesetta di forma rettangolare con ampio finestrone a tutto arco nella parte absidale e del quale sussistono ancora le tracce, al principio del 1600 venne incorporata nella successiva costruzione con funzione di presbiterio, che così appariva molto più ristretto in confronto delle navate aggiunte “.
Il Ghilardi ed altri studiosi sono giunti alla conclusione che l’ampliamento della chiesa (così come ci appare oggi) sia avvenuto nel primo ventennio del 1600: conforta questa tesi il rinvenimento all’interno della cella campanaria di una iscrizione che recita: hec turris facta fuit 1616 .
Per inquadrare storicamente tutta la vicenda, va qui aggiunto che fino all’atto notarile voluto dal visitatore Regazzoni, Passarera, al pari di Casaletto Ceredano e di Rubbiano, apparteneva alla famosa Abbazia di Cerreto, dipendente a sua volta dalla diocesi di Lodi, pur essendo sul territorio della Repubblica Veneta. Distrutto nel 1472 il villaggio di Piazzano (rimase soltanto la chiesa di Santa Maria di Piazzano ed il piccolo convento, a loro volta soppressi nel 1769) gli abitanti si dispersero nelle località vicine, fra cui Passarera, che in tal modo si ampliò, pur restando sempre dipendente da Casaletto Ceredano, mentre furono sempre i monaci del Cerreto a provvedere alle funzioni religiose. Dopo il passaggio dei beni temporali del convento ai frati di San Bernardo di Crema, anche la competenza religiosa passò a Crema, nonostante le continue ma inutili rivendicazioni dei cistercensi in ordine al diritto di nomina dei parroci di Passarera.
Per tornare alla chiesa, diciamo che la struttura architettonica è molto semplice e sobria: la facciata è abbellita da una pregevole terracotta quattrocentesca che raffigura il patrono San Girolamo secondo una iconografia diffusa: il santo sta battendosi il petto con una pietra davanti al Crocefisso. Purtroppo è rimasto ignoto questo valente artista in cui il sommario vigore della modellazione si accompagna al talento scaltrito nel rilievo dello scorcio e nell’intuito delle proporzioni (F. Ghilardi, citato).
All’interno, nell’abside, si può ammirare un ottimo affresco del pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli, datato 1641 e raffigurante il Crocefisso con ai piedi San Giovanni e Santa Maria Maddalena.
Di grande pregio artistico sono i lavori di intaglio nella cantoria, nel pulpito e nel coro, di epoca barocca, e di cui, purtroppo, si ignora l’autore.
Una leggenda popolare vuole che queste preziose suppellettili provengano dalla soppressa e distrutta vicina chiesa di Piazzano, ma non vi è traccia di ciò nella documentazione a noi pervenuta. Si avanza piuttosto l’ipotesi che in realtà questi preziosi lavori di intaglio siano appartenuti a qualche chiesa dei diversi conventi soppressi nella seconda metà del XVIII secolo ( per esempio: convento di Santa Maria Mater Domini, Agostiniani, chiese di San Francesco e di Santo Spirito a Crema). Anche da segnalare le tele della Via Crucis che vengono attribuite al cremasco Picenardi.
Raccolto e di piccole dimensioni è il suggestivo oratorio dedicato al SS. Redentore che sorge poco distante dalla chiesa parrocchiale, sempre lungo la strada provinciale.
Questa formella, ora facente parte della collezione Corrado Verga di Offanengo, fino a qualche decennio fa era murata nel pilastro di una cascina abbandonata situata dietro la Parrocchiale. Secondo la studiosa Maria Verga Bandirali (che alla terracotta in questione ha dedicato una approfondita nota) l’opera potrebbe risalire a non oltre l’ultimo ventennio del XV secolo.
Parlando di opere d’arte, ci piace qui segnalare l’appartenenza, a suo tempo, alla comunità di Passarera di una artistica formella (cm. 29 x cm. 42,5) raffigurante una figura virile seduta che regge, spalancato sul ginocchio destro, un libro e sull’altro ginocchio posa la mano che ferma la pagina aperta.